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Politiche retributive ed employer branding - La retribuzione è uno strumento di Employer Branding?

E’ innegabile, almeno fino a qualche tempo fa, che le prime riflessioni che ci si trova a fare nel momento in cui ci si affaccia al mercato del lavoro o che ci si guardi intorno alla ricerca di nuove opportunità sono legate agli aspetti retributivi. Se fossimo davvero in un mercato libero in cui domanda e offerta di lavoro fossero equivalenti questo aspetto avrebbe ancora maggiore rilevanza perché spingerebbe in maniera direi naturale le persone a scegliere il datore di lavoro che offre maggiori garanzie retributive. La complessità attuale del mercato del lavoro con evidente scarsità di offerta costringe la gran parte delle persone a rivedere i propri parametri essenzialmente in due direzioni. La prima, per evidenti ragioni di necessità, va verso la direzione di accontentarsi di una retribuzione che magari non rispecchia le potenzialità del candidato e che conferisce alla parte datoriale un potere di scelta pressoché illimitato avendo la possibilità di scegliere tra una vastissima platea di candidati per lo più skillati. La seconda riguarda in particolare le nuove generazioni che stanno progressivamente spostando il proprio focus non più in maniera esclusiva sugli aspetti legati alla retribuzione ma cercano nell’Azienda che dovrà accoglierli una condizione generale di benessere che il più delle volte costituisce un vero e proprio elemento di attrazione.

Si cerca in buona sostanza quel work life balance che in passato era solo uno slogan come tanti importato da modelli organizzativi di stampo Anglo-Sassone mentre ora rappresenta una necessità in particolare per le nuove generazioni che al valore vita professionale vs vita privata  danno un significato che sembra stridere con la cultura imperante degli ultimi anni incentrata sul binomio tempo lavorativo/produttività. Un cambio di paradigma se vogliamo dirompente che costringe le Aziende a rivedere quasi per intero le politiche retributive in un’ottica sempre più spinta di Total Reward dove trovano spazio e dignità forme flessibili di orari lavorativi, possibilità di non legare la propria prestazione lavorativa al luogo fisico indicato a chiare lettere nella famigerata lettera di assunzione, forme sempre più evolute di Welfare dove poter destinare una parte del proprio premio di produttività, ad esempio, a servizi quali palestre, viaggi, istruzione ecc… Questo tipo di approccio è diventato nel corso degli anni premiante e costituisce, oggi, un forte elemento di attrazione dei cosiddetti talenti. La sfida, se vogliamo, è tutta lì. Nella capacità di attrarre (e trattenere) i migliori talenti e dare loro la possibilità di esprimersi in un contesto sano dove trovano spazio non solo gli aspetti legati alla produzione e alla performance ma vengono messi in evidenza dei modelli in cui poter diventare un buon cittadino all’interno dell’organizzazione con spazi di autonomia meglio se trasversali dove poter coltivare la parte creativa che sempre più diventa una via di fuga da una realtà che non sempre è quella che ci immaginiamo.

In un contesto dominato da questi fattori anche il ruolo della funzione HR deve necessariamente cambiare pelle e spingersi sempre più su confini che hanno elementi di contiguità con il marketing. Anche su questo aspetto occorre prendere consapevolezza che si sta esaurendo un ciclo in cui era l’Azienda a scegliere i propri collaboratori mentre ora già assistiamo a un processo di selezione inversa in cui a scegliere è il candidato e possiamo dirlo con ragionevole certezza, suffragati da numerose analisi di settore, che la retribuzione non è più il fattore che più degli altri incide sulla scelta del candidato ma è il brand dell’Azienda che diventa attrattivo o meno, dipende dalle politiche che siamo capaci di mettere in campo. E’ necessario in buona sostanza sviluppare imprenditorialità uscendo da una logica passiva e diventando sempre più una funzione proattiva lavorando con la stessa intensità su entrambe le dimensioni di attraction e retention.

Il mondo cambia, con una velocità spesso impressionante, vince chi dimostra maggiori capacità di adattamento, senza trascurare la capacità, spesso, vincente, di saper comunicare il cambiamento.

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HR Business Partner
Banca Nazionale del Lavoro